^
GIOBBE
Giobbe nella sventura rimane fedele a Dio
Gli amici di Giobbe vengono a visitarlo
Il lamento di Giobbe
Elifaz rampogna Giobbe per le lagnanze di lui; raccontando una sua visione, asserisce esser la sventura castigo del peccato, e lo esorta al ravvedimento ed alla sottomissione, facendogli sperare ristoro e salute
Giobbe giustifica i suoi lamenti, brama la morte, accusa i suoi amici d'incostanza, d'ingiustizia e di durezza di cuore; e, ricordando la brevità della vita, domanda a Dio sollievo e perdono
Dalle loro disgrazie, Bildad inferisce che Giobbe ed i suoi figli erano peccatori; fa appello al passato per provare che il dolore è frutto del peccato, e descrive la felicità del giusto
Giobbe ammette la giustizia, l'onnipotenza e la sovranità di Dio, e lo stato di peccato dell'uomo; ma sostiene che le disgrazie colpiscono il giusto al pari del peccatore. Poi torna a rammaricarsi de' suoi mali, desiderando e temendo al tempo stesso di dibatterli con Dio, e termina col desiderare la morte
Sofar censura severamente Giobbe che vuol giustificare sè stesso, e lo esorta a pentimento
Giobbe sdegna le correzioni dei suoi amici; esalta la sovranità di Dio, fa appello alla giustizia di Lui, e descrive la brevità della vita
Elifaz accusa Giobbe di vanità, di empietà e di presunzione, perchè egli vuole giustificar sè stesso, e gli dimostra, con l'esperienza del passato, che la sorte degli empi è infelice
Giobbe rimprovera ai suoi amici di essere consolatori molesti. Rinnuova le sue lagnanze e le sue proteste d'innocenza; fa appello a Dio, e spera solo nella morte
Bildad rampogna severamente Giobbe, e descrive egli pure la sorte degli empi
Giobbe si lagna dei suoi amici, crede che Dio lo tratti da nemico, descrive i suoi mali, ed implora compassione. Unica sua speranza è la redenzione e la vita avvenire
Sofar descrive il breve trionfo e la pronta rovina dei peccatori
Giobbe replica che i malvagi spesso prosperano, sicchè non si può dalle apparenze presenti giudicare delle dispensazioni di Dio
Elifaz accusa Giobbe di varie colpe, lo esorta a pentimento, e gliene mostra i vantaggi
Giobbe si protesta novamente innocente; ma non ardisce fare appello a Dio, perchè Egli si nasconde e prosegue i suoi piani. Quindi risponde ad Elifaz, descrivendo i peccati degli empi, i quali, benchè destinati ad eterno castigo, sono prosperi quaggiù
Bildad mostra che l'uomo non può giustificarsi dinanzi a Dio
Giobbe risponde a Bildad non aver egli parlato a proposito, e loda a sua volta la grandezza di Dio
Giobbe nega le accuse portate contro di lui, e mantiene che i malvagi spesso vanno impuniti. L'uomo può aver ricchezze e industria, ma non può trovar la vera sapienza, la quale è dono di Dio
Giobbe pone il contrasto tra la sua prosperità primiera e la sua miseria presente, e si protesta innocente dei peccati di cui viene accusato
Elihu si scusa di parlare; biasima Giobbe perchè si dice giusto, ed asserisce che la sofferenza ha uno scopo disciplinare e correttivo
Elihu prova che Dio non agisce ingiustamente, ma fa differenza fra i buoni e i malvagi
Elihu dimostra che il peccato dell'uomo non nuoce a Dio, nè la sua giustizia gli dà profitto. Perciò Dio non ha motivo di mostrarsi parziale. Se molti gridano e non sono uditi, egli è perchè si lagnano di Dio, anzichè ricorrere a lui
Elihu celebra la giustizia e la potenza di Dio, dandone esempi nella natura. I suoi attributi morali sono perfetti, benchè noi non intendiamo le sue dispensazioni
Dio risponde a Giobbe, da un turbo e, senza scendere a giustificar le sue vie, si fonda sulla grandezza e sulla sapienza delle sue opere, per domandar che si abbia piena fiducia in lui
Giobbe si umilia e dà gloria a Dio; poi intercede per i suoi amici, e riceve una prosperità doppia di quella che godeva prima